Serra San Bruno (VV)
Santuario di Santa Maria del Bosco



Santa Maria – una cattedrale naturale inondata di verde e luce nelle belle giornate d’estate e di una soffusa malinconia nelle brume autunnali e invernali – è il luogo in cui San Bruno edificò, nel 1091, il suo primo insediamento monastico, l’eremo della Torre. Il visitatore si lascerà catturare dal laghetto di penitenza del santo, dal cosiddetto “dormitorio” (in realtà, il cimitero dei primi eremiti certosini) costituito da una grotta che contiene una statua marmorea di San Bruno opera di Stefano Pisani (fine del XVIII secolo), dalla chiesa di Santa Maria del Bosco consacrata nel 1094 dall’arcivescovo di Palermo Alcherio e oggi elevata a santuario. Il lunedì e il martedì di Pentecoste, a memoria del ritrovamento delle reliquie di San Bruno avvenuto agli inizi del XVI secolo in coincidenza con tale ricorrenza, la strada che collega Santa Maria alla Certosa si trasforma in uno spazio processionale. Il lunedì il busto argenteo del santo viene condotto dal monastero alla chiesa di Santa Maria, nella quale rimane sino al giorno successivo quando compie il cammino inverso. In occasione della festa di Pentecoste prende vita anche la tradizione serrese dei certosinetti, bambini e bambine che indossano l’abito monastico dei certosini e che compiono, in segno di devozione o per “grazia ricevuta”, il percorso della processione insieme ai genitori. Le processioni del lunedì e del martedì di Pentecoste sono anche il momento per un altro particolarissimo uso locale, il lancio dei confetti con cui i fedeli colpiscono il busto reliquiario di San Bruno, proprio per questo protetto da una cupola infrangibile dopo che nei secoli passati non pochi danni erano stati arrecati al prezioso simulacro per effetto di tale rito. Il fascino che scaturisce da questi luoghi è difficile da descrivere e forse nessuno è riuscito a renderlo meglio delle parole del celebre scrittore inglese Norman Douglas in Old Calabria nei primi anni del Novecento: “Ero lì nell’ora dorata che segue il tramonto, e di nuovo nella luce fioca del mattino madido di rugiada; e mi sembrava che in questo tempio non eretto da mani umane risiedesse una magia più naturale e più sacra, che non negli ambulacri dei chiostri [della Certosa di S. Stefano del Bosco] poco lontani”.